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LA MOSTRA

< Donne considerate beni di consumo, fruibili accessori che denotano uno status, affiancate ad un alimento straordinario e poetico che ne condivide il destino >‪
 
#‎famedidonna‬

30 ottobre - 30 novembre 2015

 

Orari di apertura:

da lunedì a sabato

10.00 - 20.00

Donne enigmatiche come geishe, intrappolate in bocconi di sushi come tra le pieghe di una società ancora incapace di trovare loro spazi e ruoli adeguati, abilmente catturate tra le trame delle tele di Filippo Curzi.

 

Sette piccole porzioni, sette donne trasformate in quello che forse è il primo esempio di finger food della storia dell’uomo: il sushi. Donne considerate beni di consumo, fruibili accessori che denotano uno status, affiancate ad un alimento straordianario e poetico che ne condivide il destino. Lontano dall’essere considerato fonte di gioia e nutrimento, incapaci di assaporarlo davvero, lo abbiamo reso accessorio di una socialità cosmopolita e superficiale, noncuranti delle conseguenze delle nostre azioni sul mondo.

 

Le donne di Filippo Curzi non gridano, non si ribellano, non denunciano. Le espressioni inafferabili dei loro volti sono intrise di una bellezza e di una forza che la sottomissione non riesce a cancellare. Affascinanti, attraenti, eppure sacre nella loro infinita distanza. La nuda pelle di porcellana non esprime libidine ma purezza, non si abbandonano alla volontà altrui nonostante attendano con rassegnazione al loro destino.

 

Il Giappone come emblema della società occidentale, estremamamente evoluta in apparenza, ma al contempo ancora incapace di incorporare dentro di sé la grandezza del femminile, troppo fluida e potente per essere controllata. Il sushi, tradizionalmente alimento proibito proprio alla donna, massima espressione di una cultura profondamente spirituale in ogni suo aspetto, ma che fa ancora della rigidità la sua - fragile - forza. Sushi come forma d’arte, come fusione di corpo, mente e spirito. Da accostare con un profondo atteggiamento meditativo, sia da parte di chi lo prepara, sia di chi si accinge a nutrirsene. Sushi che diventa industria, catena di montaggio, bieca omologazione che spezza il legame tra uomo e natura nel momento in cui viene ridotto a mero oggetto di consumo.

 

L’Occidente come un bambino che delira di onnipotenza dopo aver perduto i legami di origine, che trasforma ogni elemento in oggetto fruibile per il proprio desiderio. Un desiderio che diventa inappagabile nel momento in cui viene proiettato nel mondo della separazione e dell’individualismo. Una società che ha attribuito a tutto, perfino all’amore, un valore basato sulla possibilità di essere consumato.

Crediti

 

Da un progetto di Filippo Curzi ed Emanuele Tomasi,

a cura di Sergio Battimiello - Art Design Box.

Testi di Irene Cocchi.

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